Nei primi anni 50 l’industria automobilistica statunitense viaggia come una locomotiva e investe alla grande nell’introduzione di nuovi progetti. A Detroit, la città-impero dell’auto americana, le Tre Grandi (Ford, General Motors e Chrysler) tengono sotto osservazione anche il mercato europeo, sul quale proprio in questo periodo si sta affacciando (e con molto successo) il nuovo filone delle prime vere sportive di serie: come le MG TC e TD e la Jaguar XK-120. Negli States è la Kaiser la prima a immettersi in questo stesso solco con la Darrin, che farà da apripista alla Chevrolet Corvette. Per i costruttori Usa si fa sempre più pressante l’esigenza di non cedere troppo spazio alle sportive europee, e i colossi statunitensi incominciano così a proporre quello che diventerà da lì a breve una nuova famiglia di modelli, quella delle “two-seater sporty”.
Nel 1951 Lewis Crusoe, direttore generale di divisione Ford, chiede al responsabile del design George Walker e alla sua squadra di abbozzare il modello di una sportiva a trazione posteriore. La Ford, da sempre in diretta concorrenza con la GM, si convince però a trasformare quel progetto (che aveva già preso le prime forme nel 1952) in modello reale solo dopo la presentazione della Corvette al Motorama del 1953. Così, esattamente un anno dopo, nel febbraio del 1954, al salone di Detroit la protagonista è una nuova Ford: la Thunderbird, un’auto che farà molta strada.
Il suo nome di battesimo è stato scelto tra oltre 5.000 (tra i quali Runabout, Arcturus, El Tigre, Coronado): Thunderbird (alla lettera: “uccello del tuono”) è una figura della mitologia delle tribù dei nativi dell’Arizona e del New Mexico e individua lo spirito che, invisibile all’uomo, genera il vento, il tuono e la pioggia. Il 9 settembre di quello stesso 1954 la catena di montaggio di Dearborn inizia a sfornare la nuova produzione della sportiva di casa Ford, disponibile presso i concessionari dal 22 ottobre come model year 1955. Nata per contrastare la Chevrolet Corvette, la vettura presenta una sostanziale differenza: la carrozzeria tutta in acciaio e non in vetroresina come nella sportiva di casa GM. Il successo è immediato e per i suoi simpatizzanti T-Bird diviene da subito l’amichevole soprannome del nuovo modello.
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