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Shaolin, culla della arti marziali

Ultimo Aggiornamento: 23/03/2009 20:38
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19/03/2009 20:05
 
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Per rafforzare il palmo della mano, i novizi dovevano batterlo ripetutamente contro una superficie coperta prima di sassolini e poi di limatura di ferro. Per rafforzare i pugni, i novizi colpivano una risma di mille fogli di carta incollati sul muro. Col passare degli anni la carta veniva distrutta dai colpi e alla fine il giovane monaco si trovava a dare, con tutta la sua forza, pugni contro la pietra. Per rafforzare le gambe, i giovani apprendisti venivano fatti correre attorno al recinto del tempio con sacchi di sabbia di dieci chili legati sotto le ginocchia. Per indurire le teste, dovevano batterle ogni giorno con un bastone di legno e, dopo alcuni anni, con un mattone. Per migliorare la loro capacità di resistenza, i novizi facevano esercizi di Qi-gong un sistema di respirazione profonda e controllata inteso a esercitare la forza di volontà e a far giungere a certe parti dimenticate dei corpo le “energie vitali“. Per aguzzare la vista, i giovani monaci dovevano gettarsi acqua fredda negli occhi cercando di mantenerli spalancati; la notte, dovevano guardare fissi a luna, in seguito il sole che sorge, per almeno quindici minuti. Per affinare l’udito, dovevano, a occhi chiusi, ascoltare il rumore dei vento e cercare di individuarne la direzione, imitando anche in questo Da Mo che, dopo nove anni nella caverna, si dice fosse capace di sentire le formiche camminare e di indovinarne le direzioni di marcia. Normalmente i novizi venivano ammessi al tempio all’età di undici anni, ma ce n’erano anche di molto più giovani. La prima prova cui venivano sottoposti era il “letto “. Cinque pali venivano conficcati in una parete a due metri da terra. Su quelli il discepolo doveva dormire. Se nel sonno cadeva, i maestri lo battevano. Dopo quindici o venti anni di duri esercizi arrivava il gran giorno della prova finale: il discepolo veniva messo nell’angolo più lontano del tempio e il Sommo Abate gli ordinava di uscire dalla porta principale. Trentasei maestri di Kung fu gli sbarravano la strada, ognuno con la possibilità di un solo colpo, di una sola manovra per bloccarlo. Se il discepolo riusciva a superarli tutti e a uscire dal tempio, veniva promosso monaco di Shaolin, altrimenti restava apprendista. A chi aveva successo veniva dato un lungo bastone di legno che restò per secoli il simbolo delle arti marziali di Shaolin. Ai monaci di un tempo era proibito, sotto giuramento, di toccare carne, vino, donne e soprattutto di insegnare i segreti dei Kung fu ad altri che non fossero i novizi dei tempio. I monaci, inoltre, non dovevano uccidere, ma questa proibizione diventò coi tempo molto elastica. Un vecchio modo di dire di Shaolin suona: “Se un tiranno è vivo, diecimila innocenti non dormono in pace“, e con ciò divenne un gran merito sbarazzare il mondo dai tiranni o altra gente definita tale. La giornata del novizio al tempio cominciava alle quattro dei mattino e finiva la sera alle dieci. Cinque ore al giorno erano dedicate all’addestramento fisico, il resto della giornata alla meditazione, allo studio e al canto dei sutra. “All’inizio era molto dura e ho pianto tante volte, ma ho imparato presto a vincere il dolore con la concentrazione“, racconta l’abate De Chan, che i genitori accompagnarono fino ai gradini dei tempio all’età di sette anni per non rivederlo mai più. “Essere uno dei monaci di Shaolin e non praticare il Kung fu sarebbe stata una vergogna.”


La combinazione degli esercizi fisici con quelli spirituali avrebbe permesso ai monaci di. Shaolin di compiere le incredibili gesta che la leggenda attribuisce loro: volare sopra le mura di una città col solo aiuto di un’asta, balzare da terra sul tetto delle case, mandare in mille pezzi una spessa porta di legno con un solo calcio. Le avventure dei monaci di Shaolin hanno, per secoli, fatto parte del folklore della Cina, dove tutti i bambini sapevano del monaco che lottò contro mille nemici con un semplice bastone, facendo finta di essere ubriaco (il “bastone ubriaco” è oggi fra i normali esercizi del Kung fu), o del monaco-cuoco che, durante una rivolta di contadini, tenne a bada una folla irata con un attizzatoio, mentre gli altri monaci continuavano indisturbati le loro meditazioni.

[Modificato da lucky 1 19/03/2009 20:06]
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